Commemorazione del 4 novembre  
memoria dei caduti di tutte le guerre e del lavoro
 
festa dell'unità d'Italia
 

 

 

I monumenti ai caduti, collocati al centro delle piazze più importanti delle piccole e grandi località italiane, per un certo periodo, anziché onorare gli eroici comportamenti di combattenti e ricordare le sofferenze delle popolazioni vittime della grande guerra, hanno rappresentato un tipo esasperato di nazionalismo, sfruttato a fini propagandistici. Oggi, superata la retorica commemorazione delle vittorie, presso questi stessi monumenti vogliamo onorare i caduti, civili e militari, di tutti i conflitti e, consapevoli dell’inefficacia della guerra nel risolvere le controversie internazionali, promuovere una cultura di solidarietà e accoglienza nella giustizia. Sono trascorsi ottantatre anni dai gloriosi e dolorosi avvenimenti della grande guerra, nel frattempo l’Italia è stata coinvolta in un secondo disastroso conflitto, nelle guerra di liberazione, ha optato per il sistema repubblicano, ha decisamente contribuito alla formazione della Comunità Europea ed è diventata una delle grandi potenze mondiali.
Tuttavia, a 57 anni dall’ultimo conflitto mondiale, anche noi italiani ci stiamo accorgendo che “assenza di scontro armato” non è sinonimo di pace. Attualmente nel mondo ci sono in atto più di 25 guerre locali e un’offensiva terroristica globale che sta minacciando la sicurezza di tutte le nazioni, superpotenze comprese. Lo dimostra anche il notevole impegno dell’Italia che oggi impiega, fuori dal confine nazionale, circa 10.000 soldati in missioni ONU, NATO o in qualità di osservatori. Di questi circa 7.800 nella vicina ed europea area balcanica.
I nostri nonni rimarcavano il passaggio generazionale con le guerre, ogni generazione ha avuto la sua guerra che oltre a lutti, dolore e distruzione, di solito, portava anche grandi cambiamenti nella società. La guerra fredda, seguita al secondo conflitto mondiale, figlia del concetto “ami la pace… armati e preparati alla guerra”, spacciata come intelligente stratagemma per evitare i conflitti armati ha invece provocato nei due blocchi contrapposti una rincorsa all’armamento nucleare che ha assorbito enormi risorse ai protagonisti. Per di più ha indotto i paesi emergenti ad ingenti indebitamenti per imitare i grandi nel rifornire i propri arsenali.
Anche la nostra generazione è protagonista e testimone di un’epocale rivoluzione: la pacifica costruzione dell’Europa Unita.
A breve l’Unione Europea comprenderà quasi tutti gli stati del continente dall’atlantico alla Russia. Agli attuali 15 stati membri, già dal 2004 se ne aggiungeranno altri 10, portando così a circa 450 milioni il numero dei cittadini europei.
L’unicità storica di questo avvenimento non sta nei numeri di estensione territoriale, di popolazione interessata o della potenza economica espressa, ma nel metodo di attuazione. Per la prima volta nella storia dell’umanità un grande stato non nasce da conquiste territoriali da parte di un esercito ma dalla libera adesione di ciascuna nazione per perseguire degli obiettivi condivisi.
Non so se in futuro si costruiranno dei monumenti per commemorare l’avvenuta unione, però sono certo che la nostra epoca sarà ricordata come “l’epoca della svolta” nella storia europea.
Da oggi non più conquiste e predomini militari, ma giustizia, collaborazione e condivisione dovranno regolare i rapporti tra le nazioni.

roberto ceschia